mercoledì 18 gennaio 2017

Liu Jo, dai tortellini alla moda la frenetica ascesa dei fratelli Marchi


Dal nulla si sono inventati un marchio di successo nel mondo della moda. Un marchio che fa tendenza e che rappresenta un fenomeno da un punto di vista economico. Il marchio è Liu Jo e loro sono i fratelli Marco e Vannis Marchi che, insieme, hanno dato vita a una griffe, dal nome accattivante e con solide radici in quel di Carpi, il distretto industriale tessile, in provincia di Modena. Liu Jo vale un fatturato di 180 milioni di euro (previsione 2007), conta 65 negozi in Italia e 50 all' estero, più una ramificazione in 1.550 multi brand che spaziano in tutto il mondo. Liu Jo piace alle ragazzine, ma anche alle signore perché fa tendenza, è fashion quanto basta ma senza esagerare con i prezzi. Non solo. Liu Jo sforna modelli a ripetizione, ogni settimana in boutique ci sono delle novità e questo tiene alto l' interesse per il marchio, capace di competere con le griffe straniere più aggressive. I fratelli Marchi sono partiti da zero e sono orgogliosi di quello che hanno realizzato. Sì perché la loro storia di imprenditori rappresenta un brillante capitolo del "made in Italy". I loro genitori producevano tortellini e con la moda non c' entravano nulla. Ma Carpi a metà degli anni Ottanta era un eccezionale laboratorio del sistema moda. Le piccole aziende si espandevano con una velocità sorprendente e "smacchinavano" maglie disegnate dai grandi stilisti. «La ricchezza era esplosiva - spiega Marco Marchi, 44 anni, la mente creativa di Liu Jo, in società con il fratello Vannis, 59 anni, che segue la parte economica - io avevo una gran voglia di fare e tutto quel fiorire di iniziative era contagioso». Reduce dal servizio militare e con un diploma di agraria in tasca, Marco decide di buttarsi nel business del "pronto moda", destinato ai grossisti. Che tradotto significava creare t-shirt e maglie cavalcando il trend giusto, produrle a prezzi competitivi e poi proporle alla grande distribuzione. Il prodotto era "grintoso" e da loro si rifornivano anche Zara e Mango. «Nell' 85 ho aperto la mia prima attività - racconta Marco Marchi - eravamo in tre, io, una impiegata e una responsabile della produzione. Il tutto in 60 metri quadrati». Gli affari vanno bene. Le t-shirt piacciono, sono in perfetta sintonia con la moda e si vendono bene anche a Parigi. Tre anni dopo, a dare manforte al fratello arriva Vannis. E l' azienda inizia a decollare alla grande. Nel '90, da 60 metri quadri si passa a 900 e i dipendenti diventano 35, in gran parte donne. Marco Marchi, imprenditore dotato di fiuto, va spesso all' estero, frequenta Parigi e Londra per capire dove va la moda. «Senza presunzione - dice Marco Marchi - devo dire che ho sempre avuto la fortuna e la capacità di azzeccare il trend giusto. E i numeri lo dimostrano. Dai 200 milioni iniziali siamo passati ai 35 miliardi di lire di 12 anni fa e ora siamo a quota 180 milioni di euro». Ma ai fratelli Marchi non bastava fare ottimi affari nel giro dei grossisti. «Ci dispiaceva non avere un marchio tutto nostro - ammette Marco Marchi - a metà degli anni Novanta, sentivamo che quello era il momento giusto per fare il grande salto». Ma come debuttare? La prova del fuoco avviene con lo studio di distribuzione Zappieri di Milano. Il primo tassello del business di Liu Jo è fatto di 70 maglie e felpe coloratissime, tutte stretch, come si usava all' ora. La risposta del mercato è stata straordinaria e i fratelli Marchi hanno capito di aver centrato l' obiettivo. Così si evolvono e da prontisti diretti al mercato all' ingrosso, puntano direttamente al consumatore finale, ma con un impronta creativa nuova. «Prima la bravura stava nel copiare le cose giuste e metterle in produzione. Poi abbiamo cercato di elaborare un nostro Dna - spiega Marco Marchi - oggi siamo naturalmente attenti alle nuove tendenze, ma vogliamo avere una identità precisa». Dietro il marchio Liu Jo c' è un team creativo poderoso fatto di 50 giovani, più altre 230 persone. I due fratelli lavorano molto, ma non sono stakanovisti. «Nella moda, per essere vincenti, non bisogna mai smettere di viaggiare e di essere informati - spiega Marco Marchi - guai a perdere queste coordinate, si rischia di finire fuori dal giro». Liu Jo compie 12 anni e spazia dalla moda donna a quella uomo, casual, girl, taglie forti e ora anche home, con la biancheria per la casa. E ancora una linea di gioielli, una di intimo e una di beachwear. Il tutto in dodici anni accompagnati da quel nome Liu Jo, nato per gioco, quasi un pegno d' amore tra Marco Marchi e una sua compagna di gioventù. «Lei era "Liu" e io "Jo". Li abbiamo uniti ed è nato il marchio - racconta - che molti credono sia una griffe straniera. Non è così. Ma noi glielo lasciamo credere».

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