Dal nulla si sono inventati un marchio di successo
nel mondo della moda. Un marchio che fa tendenza e che rappresenta un
fenomeno da un punto di vista economico. Il marchio è Liu Jo e loro
sono i fratelli Marco e Vannis Marchi che, insieme, hanno dato vita a
una griffe, dal nome accattivante e con solide radici in quel di Carpi,
il distretto industriale tessile, in provincia di Modena. Liu Jo vale
un fatturato di 180 milioni di euro (previsione 2007), conta 65 negozi
in Italia e 50 all' estero, più una ramificazione in 1.550 multi brand
che spaziano in tutto il mondo. Liu Jo piace alle ragazzine, ma anche
alle signore perché fa tendenza, è fashion quanto basta ma senza
esagerare con i prezzi. Non solo. Liu Jo sforna modelli a ripetizione,
ogni settimana in boutique ci sono delle novità e questo tiene alto l'
interesse per il marchio, capace di competere con le griffe straniere
più aggressive. I fratelli Marchi sono partiti da zero e sono
orgogliosi di quello che hanno realizzato. Sì perché la loro storia di
imprenditori rappresenta un brillante capitolo del "made in Italy". I
loro genitori producevano tortellini e con la moda non c' entravano
nulla. Ma Carpi a metà degli anni Ottanta era un eccezionale
laboratorio del sistema moda. Le piccole aziende si espandevano con una
velocità sorprendente e "smacchinavano" maglie disegnate dai grandi
stilisti. «La ricchezza era esplosiva - spiega Marco Marchi, 44 anni,
la mente creativa di Liu Jo, in società con il fratello Vannis, 59
anni, che segue la parte economica - io avevo una gran voglia di fare e
tutto quel fiorire di iniziative era contagioso». Reduce dal servizio
militare e con un diploma di agraria in tasca, Marco decide di
buttarsi nel business del "pronto moda", destinato ai grossisti. Che
tradotto significava creare t-shirt e maglie cavalcando il trend
giusto, produrle a prezzi competitivi e poi proporle alla grande
distribuzione. Il prodotto era "grintoso" e da loro si rifornivano
anche Zara e Mango. «Nell' 85 ho aperto la mia prima attività -
racconta Marco Marchi - eravamo in tre, io, una impiegata e una
responsabile della produzione. Il tutto in 60 metri quadrati». Gli
affari vanno bene. Le t-shirt piacciono, sono in perfetta sintonia con
la moda e si vendono bene anche a Parigi. Tre anni dopo, a dare
manforte al fratello arriva Vannis. E l' azienda inizia a decollare
alla grande. Nel '90, da 60 metri quadri si passa a 900 e i dipendenti
diventano 35, in gran parte donne. Marco Marchi, imprenditore dotato di
fiuto, va spesso all' estero, frequenta Parigi e Londra per capire
dove va la moda. «Senza presunzione - dice Marco Marchi - devo dire che
ho sempre avuto la fortuna e la capacità di azzeccare il trend giusto.
E i numeri lo dimostrano. Dai 200 milioni iniziali siamo passati ai 35
miliardi di lire di 12 anni fa e ora siamo a quota 180 milioni di
euro». Ma ai fratelli Marchi non bastava fare ottimi affari nel giro
dei grossisti. «Ci dispiaceva non avere un marchio tutto nostro -
ammette Marco Marchi - a metà degli anni Novanta, sentivamo che quello
era il momento giusto per fare il grande salto». Ma come debuttare? La
prova del fuoco avviene con lo studio di distribuzione Zappieri di
Milano. Il primo tassello del business di Liu Jo è fatto di 70 maglie e
felpe coloratissime, tutte stretch, come si usava all' ora. La
risposta del mercato è stata straordinaria e i fratelli Marchi hanno
capito di aver centrato l' obiettivo. Così si evolvono e da prontisti
diretti al mercato all' ingrosso, puntano direttamente al consumatore
finale, ma con un impronta creativa nuova. «Prima la bravura stava nel
copiare le cose giuste e metterle in produzione. Poi abbiamo cercato di
elaborare un nostro Dna - spiega Marco Marchi - oggi siamo
naturalmente attenti alle nuove tendenze, ma vogliamo avere una
identità precisa». Dietro il marchio Liu Jo c' è un team creativo
poderoso fatto di 50 giovani, più altre 230 persone. I due fratelli
lavorano molto, ma non sono stakanovisti. «Nella moda, per essere
vincenti, non bisogna mai smettere di viaggiare e di essere informati -
spiega Marco Marchi - guai a perdere queste coordinate, si rischia di
finire fuori dal giro». Liu Jo compie 12 anni e spazia dalla moda
donna a quella uomo, casual, girl, taglie forti e ora anche home, con
la biancheria per la casa. E ancora una linea di gioielli, una di
intimo e una di beachwear. Il tutto in dodici anni accompagnati da quel
nome Liu Jo, nato per gioco, quasi un pegno d' amore tra Marco Marchi e
una sua compagna di gioventù. «Lei era "Liu" e io "Jo". Li abbiamo
uniti ed è nato il marchio - racconta - che molti credono sia una
griffe straniera. Non è così. Ma noi glielo lasciamo credere».
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