sabato 7 gennaio 2017

Stile Versace

Dal punto di vista stilistico la storia di Versace è segnata dall’eclettismo delle collezioni in cui elementi spaziali e temporali assai distanti ed in antitesi si confondono nel disegno di una donna che prima non esisteva, ossia sfacciatamente sexy e glamour, un’estetica che segnò profondamente gli anni ’80 e ’90.
Nell’82 inventò l’oroton, ossia la maglia a incastro di elementi metallici;
poi fu la volta del tessuto “Africa” in cui un sottile filo di nylon veniva accoppiato ad un filo di viscosa e poi trattato per ottenere le sue famose trasparenze;
nell’84 introdusse la scomposizione dei volumi di Picasso nella struttura degli abiti, da lì iniziò i riferimenti all’arte contemporanea nelle celebri stampe da Klimt all’optical di Vasarely;
per l’inverno 1987-88 accorciò spudoratamente le gonne dei tailleur da manager, nella stagione seguente ne allungò la giacca trasformandola quasi in abito ribattezzato “blady” (acronimo di blazer e lady).
 Il decennio degli anni ’90 di Versace inizia all’insegna del colore con i tailleur coloratissimi, nell’autunno/inverno 1992-93 in piena controtendenza  ci fu una delle sfilate più celebri di Versace, quella ribattezzata “bondage”: le modelle apparvero sulle passerelle milanesi in abiti neri aderenti impreziositi da borchie dorate, fibbie di diamanti, cinture di seta e tacchi a spillo; nel ’93 apre anche la linea Versace Home, perché negli anni Gianni e la sorella Donatella hanno costruito un vero lifestyle che ha incantato rockstar pronte a scrivere le colonne sonore dei loro show, principesse disposte a volare a Milano per rendere loro omaggio, star del cinema mai apparse così sexy sui red carpet (su tutte Elizabeth Hurley alla prima di “quattro matrimoni e un funerale” nell’abito allacciato dalle famose spille da balia diventate un muste del brand), curatori di musei disposti a gareggiare per ospitare le creazioni Versace nelle loro sale (la prima fu nell’86 al Museo della moda e del costume di Parigi).

Dopo la tragica morte di Gianni nel 197 a Miami per mano di un serial killer è toccato alla sorella Donatella, già dall’89 direttrice creativa della seconda linea Versus, il compito di traghettare Versace nel nuovo millennio, continuando ad incantare ad incantare proprio come la figura mitologica della Medusa, simbolo del brand.
Sempre moderna nei materiali metallici, nelle forme e nei colori, la sirena Versace è diventata cybor (anche sulle passerelle dell’alta moda). Il peso di Versace nella storia della moda si misura anche sotto altri profili, si tratta infatti di uno dei brand che più a contribuito dalla fine degli anni ’70 a fare di Milano la capitale della moda mondiale, a renderla un polo d’attrazione anche attraverso quel fenomeno delle top model di cui Gianni Versace è considerato il padre: strappò a Parigi le modelle più belle e ne fece delle star che hanno esportato il Made in Italy nel mondo: la prima fu Stephanie Seymour, poi arrivarono Naomi Campbell, Cindy Crawford, Claudia Schiffer, Elle MacPherson e le altre;
sfilarono per lui e posarono in gruppo per le campagne pubblicitarie più spregiudicate mai apparse fino ad allora firmate dai più grandi fotografi della storia, da Richard Avedon a Mario Testino; questo aspetto, insieme alla continua commistione con l’arte e allo stretto legame con i personaggi più noti di ogni settore dalla musica (Madonna, Elton John, Sylvester Stallone e la principessa Diana per citarne alcuni), ha rivoluzionato il mondo della comunicazione della moda.

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